Da oggi il vostro si avvarra`, per i suoi spostamenti, della qui di seguito rappresentata meraviglia della tecnica.

Trattasi, come recita il libretto, di autovettura FIAT 110 F/II (Berlina 500). Anno 1a immatricolazione 1973, carrozzeria  trasformabile; meglio conosciuta come Fiat 500  R.

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Sabato 24 Giugno.

Sveglia alle 3.30 am, per guadagnare l`aeroporto di Los Angeles sul presto: rotta verso nord. Giunto un po` di ore dopo nella citta`
della baia, emergo dal metro` in Market street, in pieno Financial District. La prima cosa che vedo?
Un tram del comune di Milano, con tanto di stemma meneghino sulle fiancate.

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Segue un attimo di smarrimento: -la sveglia non ha suonato, ho perso l’aereo e sto ancora ronfando beatamente sotto le coperte!- subito fugato quando davanti agli occhi mi si para la sagoma dell’isola di Alcatraz.
Fuga da LA riuscita, allora!

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Rinfrancato, aiutato dalla fortuna e da un’anima pia che mi regala una cartina della citta’, riesco a raggiungere l’hotel con il bus 30. Dopo aver lasciato la valigia, trotterello per Lombard Street, verso un noleggio bici. Incontro Mario: 72 anni, partito dalla Calabria quando ne aveva tredici. Ha fatto il meccanico, il camionista, il preparatore di auto truccate (oggi si dice ‘tuning’). Adesso passa il tempo nel suo garage, affacciato sulla strada, costruendo magnifici aeromodelli (anche io lo feci, in gioventu’). Mi mostra con orgoglio la foto di nonmiricordopiuquale automobile:

“Che gran macchina. La portai in Italia negli anni 60. Che gran macchina. Era 21 piedi lunga. Si’, 21 piedi lunga.”

Salutato Mario e presa la bici, parto alla volta del Golden Gate.

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Un po` di chilometri oltre il ponte, arrivo nel villaggetto di Sausalito. Da qui un traghetto mi riporta al Pier 1.

Il lungomare e` affollatissimo, pieno di bancarelle che vendono la frutta delle valli di Sonoma e Napa.

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Dal porto risalgo verso Nord, poi mi inerpico sulle colline, fino alla famosa crooked street = via tortuosa

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Quando dico inerpico voglio dire:

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Da qui ridiscendo verso Lombard, alle 5 riconsegno il mezzo. Torno indietro a piedi verso le colline, per cercare la centrale macchine delle Cable Car, i famosi tram a funicolare; ci arrivo giusto un pelo prima della chiusura :-) .

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Da qui, vado verso l’istituto d’arte. C’e’ un affresco di Diego Rivera (il marito “allegro” di Frida Kalo), e una bella terrazza, con magnifico panorama della citta’. Ridiscendo verso il Fisherman’s Wharf, mangio nella piazzetta del centro Del Monte, dove suona un complessino (si, Del Monte quello della fabbrica di frutta in scatola, c’e’ un cartello che narra la storia, fu fondata da un italiano). Dopodiche’ continuo verso il Ghirardelli, altra antica fabbrica, fondata da un italiano, convertita in centro commerciale. Questa era una fabbrica di cioccolato: Willi Wonka esiste davvero!!!??? Qui incontro un simpatico nero, che suona la chitarra, parla italiano, e dice di essere italiano, poi parla tedesco con una turista tedesca, ed allora e` tedesco. Incontro anche un francese, Renaud. Fa il dottorato in Economia a Parigi, e` a SFO per una settimana: diventa il mio compagno di scorribande per la serata. Renaud e` davvero simpatico, facciamo una bella chiaccherata, mezzo in italiano e mezzo in inglese; inoltre surprise: mi chiede se conosco le canzoni di De Andre`e Brassens!

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Su consiglio del simpatico poliglotta percorriamo Columbus, per recarci tra Little Italy (fasce tricolori sui lampioni!) e Chinatown. Ma quello che cerchiamo sono dei pub, non ristoranti. Percio`, anche se di mezzo ci sono ancora una volta le colline, puntiamo verso Union Street. E qui tombola, dopo una tratto deserto troviamo una bella zona con tanti localini. Movida a piedi: assolutamente impraticabile a Los Angeles.

Domenica 25.

Nonostante le fatiche del giorno e della notte precedenti, sono in piedi da presto. Devo spicciarmi, o perdero` il traghetto per Alcatraz. Il dio dei pullman di SFO e quello delle camminate mi vogliono bene: raggiungo il Pier 33 in scioltezza. Ferry -boat, e sbarco sull`isola. La prima cosa che faccio e’ piantare un pino. Vabbe`, li per li` non trovavo altro modo di prender simbolicamente possesso dell`isola. Questa poi deve il nome dai gabbiani che la popolano numerosi; effettivamente e` coperta di guano.

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Dopo Alcatraz, prendo di nuovo il traghetto, raggiungo Angel Island. Molto verde, magnifica vista sulla baia e sulla citta’, qualche rara costruzione che un tempo faceva parte di alcune installazioni militari, il centro dove venivano concentrati gli immigrati cinesi in arrivo (i cpt non sono una invenzione italiana!)

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Tornato al porticciolo dell`isola, ennesima traversata, fino al Pier 33. Camminata, poi pullmann fino all`albergo. Prendo la piccola valigia (con ruote!), poi con il bus 22 decido di passare le ore prima della partenza a vedere la zona tra Market e Castro Street. Quest’ ultima e’ famosa perche’ centro della comunita’ omosessuale, molto numerosa in citta’; leggendo la guida scopro che la mattina, quando io ero ad Alcatraz, c’era la Gay Parade!

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Passeggio quindi fino alle 8, ora in cui prendo il treno per l`aeroporto.
Arrivederci (? ) San Francisco. Ho la faccia bruciata dal sole, le gambe a pezzi ma son stati due giorni splendidi.

Ultimo regalo della citta’ sulla baia: sull’aereo mi assegnano il posto finestrino: spettacolo di tutta la penisola e la baia in un immenso ricamo di luci.

Poco dopo mezzanotte sono all`aeroporto di Los Angeles. Nel mio inglese tragico per telefono riesco a significare alla signorina della lobby del residence che vorrei sapere se la navetta e’ ancora disponibile per venirmi a prendere. Per la navetta e’ troppo tardi, ma la gentilissima mi dice di prendere un taxi, e di portarle poi la ricevuta. Cosi` faccio e… senza por tempo in mezzo mi rimborsa i soldi del taxi, li`, seduta stante, immantinente, cash! Nel bene, nel male, anche questa e’ America!